VALZER FORTUITO (SLOUCHAINIJVALS) |
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di Svetlana Proskourina
(Unione Sovietica, 1989)
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La perdita delle illusioni di una donna di mezz'età: la paura della solitudine. I vicini litigiosi, i commercianti della strada che la molestano, l'amante che vorrebbe sposare l'amica. Il valzer fortuito è l'intreccio di questi personaggi. Girato sulle rive del Volga, sporco, inquinato, morto. A Ribinsk, un tempo florida cittadina commerciante, oggi un vero e proprio deserto : "una sensazione di vivere in una bolla - meglio, in un acquario - poiché, anche se c'è la possibilità di andare a Mosca, di partire, molti rimangono prigionieri, mentre manca tutto, il pane, la carne..." La regista scava nella paura del popolo russo (e non solo la loro): "non si tratta di un affresco sociale. volevo mostrare che in URSS l'essere umano ha perso ogni rispetto per sé stesso, per ogni rituale come il matrimonio, il funerale, l'amore stesso fra la gente. Perso ogni contatto con tutto ciò che potrebbe aiutarci a ritrovare le nostre radici, come la fede, il rispetto per gli anziani, le relazioni che potevano sussistere all'interno di una casa, una famiglia. Quando un russo va male, fa di tutto perché possa andare ancora peggio. È questa la causa della violenza che traspare dal mio film.". Che non è sempre facile da leggere, da svelare, da godere: lento, proprio come la corrente di quel fiume citato dall'autrice. Ma è pure vero che da quella lentezza, da quella immobilità nasce il sentimento di una contemplazione esistenziale dei personaggi che non è priva di interesse. Un tempo d'introspezione all'interno degli esseri che qualcuno ha subito definito tarkovskiano. Accorata constatazione che rende non certo esaltante il visionamento, ma sicuramente adeguata la pittura di questi personaggi in stagnazione.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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